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Nobiltà del Lavoro. Arti e Mestieri nella pittura veneta tra 800 e 900


Continuando nel solco di una ricognizione a largo raggio sulla pittura dell’Ottocento veneto, che caratterizza da anni l’offerta espositiva del Museo Nazionale di Villa Pisani a Stra (Venezia), la mostra Nobiltà del Lavoro. Arti e Mestieri nella Pittura Veneta tra 800 e 900, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, organizzata da Munus e curata da Myriam Zerbi e da Luisa Turchi, dal 2 giugno al 4 novembre 2012, illustra i diversi aspetti del lavoro attraverso le raffigurazioni dei mestieri svolti a Venezia e nell’entroterra veneziano lungo tutto il secolo che segue la caduta della Serenissima fino ai primi decenni del Novecento.

In un’epoca come la nostra, preme l’esigenza di un radicale ripensamento sul senso e sul valore del lavoro. Contro il buio di spread, default, Bund e Btp, contro l’imperscrutabile economia irreale, per tornare a vedere equilibrio nella società la risposta è semplice, trasversale, globale: il lavoro che, naturalmente, è stato, è e resta valore morale essenziale che dà senso, misura e stabilità al singolo e alla collettività. Nella nostra Costituzione, all’articolo 1 si legge: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e la parola «lavoro» risuona con una intensa e cristallina carica salvifica. Da qui è nata l’idea di creare una rassegna tra Ottocento e Novecento che si concentri sui vecchi mestieri, vivi nella pittura veneta, che mostri come nell’arte a cavallo dei due secoli la potenza del lavoro sia glorificata con tutta la sua carica concreta e dinamica dai pennelli più noti del tempo.

Nella selezione delle settanta opere si sono avvicinati dipinti provenienti da raccolte museali (Galleria di Arte Moderna di Torino, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Musei Civici di Padova, Museo Correr di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, Museo Civico Bailo di Treviso) a lavori conservati in importanti collezioni private, da dove escono, eccezionalmente, per la prima volta. Si realizza così il desiderio di far dialogare opere famose di maestri conclamati con lavori inediti o sconosciuti ai più, sia di autori celebrati che di pittori considerati minori, la cui arte si vuole portare a conoscenza di un pubblico più vasto perché ne possa apprezzare qualità e forza.

Tra gli autori selezionati, sono presenti i maestri che hanno contribuito a fare della storia della “pittura del vero” nel Triveneto un’eccellenza.

La rassegna ripercorre la vita lavorativa tra i secoli XIX e XX, attraverso opere celebri e lavori meno noti di artisti che scelgono come soggetto del loro dipingere il popolo, còlto nell’esercizio delle attività quotidiane, tra le pareti domestiche, all’aperto o nei cantieri, nel verde pacifico dei campi o nella baraonda delle città.

La mostra di Villa Pisani a Stra conduce il pubblico in una Venezia con campi e campielli popolati dall’animazione caratteristica dei mercati, con calli, ponti e canali percorsi dal vociante passaggio di ambulanti: arrotini, venditori di caldarroste, lustrascarpe, fiorai, carbonai, burattinai, suonatori girovaghi. Le donne lavorano accanto agli uomini come bigolanti, che al grido «acqua mo» portano, con il secchio o bigol, sulle spalle, l’acqua dolce direttamente alle case; vendono polli, fiori, frutta, sono lavandaie o venditrici di zucca, o balie, cuoche, serve a servizio delle famiglie dei ricchi borghesi o della nobiltà di un tempo. Le immagini dipinte invitano a curiosare all’interno di case o di laboratori dove sartine, ricamatrici e merlettaie sono all’opera con aghi e fili, in ambienti umili dove un notaio stipula un contratto di matrimonio, dentro le botteghe dove calzolai, sarti e barbieri sono colti nell’esercizio del loro mestiere e dove gli antiquari espongono coloratissime e preziose merci o nelle fucine dove ferve il lavoro dei fabbri. Chiamano ad addentrarsi lungo le callette veneziane dove le impiraresse (infilatrici di perle) svolgono a domicilio, talora appena fuori dell’uscio, prolungamento dell’angusto spazio domestico, le loro attività con il pensiero ai compagni che sono sulle barche, fuori in mare, a pescare. Uscendo dalla laguna, il visitatore è accompagnato nel brio luminoso di un giorno di mercato in Piazza delle Erbe a Verona, nell’umida atmosfera di una pescheria a Chioggia, nella effervescente confusione dei mercati di Badoere e Serravalle e nelle campagne dove sono al lavoro mondine, contadini, zappatrici, fienaiole, pastore.

Attraverso una selezione di dipinti che coprono un arco cronologico di più di un secolo, dal principio dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, si compie un percorso accattivante attraverso la pittura di genere di area triveneta (con pittori friulani come Brass, Fragiacomo, Mazzoni, Rotta e Veruda), tracciando un reportage sulle attività della gente che, nell’operosità come nel travaglio, nella fatica come nella solerzia, nei gesti e negli sguardi diventa protagonista di una grande epopea, quella del lavoro, nella sua concreta, industriosa, sostanziale nobiltà.

SCENE DI VITA VENEZIANA NELL'OBIETTIVO DI TOMASO FILIPPI
La “Casa del Giardiniere”, situata nel parco di Villa Pisani, ospita una rassegna di fotografie storiche di Tomaso Filippi (Venezia 1852-1948) che, attraverso il suo sapiente obiettivo, restituisce usi e costumi di una Venezia in gran parte «sparita». In mostra una trentina di fotografie che illustrano - parallelamente al percorso delle pitture di «Nobiltà del lavoro», che si dipana al piano nobile di Villa Pisani - e in confronto dialettico con le opere presentate, il mondo pittoresco, e in gran parte perduto, delle attività veneziane di un tempo, in un reportage che della Venezia e del suo popolo, tra Ottocento e Novecento, profila un nitido e suggestivo ritratto.
La mostra è organizzata in collaborazione con l’IRE — Istituzioni di Ricovero e di Educazione Venezia — Fondo Fotografico Tomaso Filippi.

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