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Venezia tra '800 e '900.
Nelle fotografie di Tomaso Filippi


Centocinquanta foto e una proiezione su schermo di trenta stereoscopie - una tecnica di realizzazione e di visione di immagini con l’illusione di tridimensionalità, inventata nel 1832 e che può essere considerata la prima versione del 3D -, per trovarsi «dentro» una Venezia nel passaggio tra Ottocento e Novecento.

La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso presenta la mostra Venezia tra ‘800 e ‘900 nelle fotografie di Tomaso Filippi, organizzata con Munus in collaborazione con l’IRE (Istituzioni di Ricovero e di Educazione Venezia — Fondo Tomaso Filippi).

Procedendo nel filone consolidato da diversi anni a Villa Pisani, che ripercorre i territori della cultura figurativa veneta nei secoli diciannovesimo e ventesimo, ci si propone di approfondire e ampliare lo studio su un tema, la fotografia storica, anticipato nella rassegna «Arti e mestieri nell’obiettivo di Tomaso Filippi» proposta a margine della mostra «Nobiltà del lavoro. Arti e mestieri nella pittura veneta tra Ottocento e Novecento» chiusa il 4 novembre 2012.
Le feconde interazioni tra pittura e fotografia riscontrate nell’opera del veneziano Tomaso Filippi, uno dei più brillanti e creativi pionieri della fotografia in Italia, l’originalità e l’importanza storica dei materiali conservati nel Fondo omonimo conservato all’IRE e, insieme, il valore che la tecnica fotografica ha assunto quale moderno, fondamentale mezzo di comunicazione, hanno condotto all’idea di realizzare un’ampia e articolata rassegna antologica sul lavoro del fotografo.
Filippi, già direttore dell’importante stabilimento fotografico di Carlo Naya, dal 1895 avvia uno studio proprio, attivo fino alla seconda metà degli anni Venti. La sua produzione si colloca in una fase di transizione della storia della fotografia. Mentre interpreta in forme nuove e originali il tradizionale vedutismo, creando paesaggi veneziani molto ricercati dai già allora numerosi viaggiatori, realizza contemporaneamente, su commissione, campagne fotografiche atte a documentare le nascenti realtà industriali e l’attività di enti e istituzioni quali l’Esposizione Internazionale d’Arte, con la quale collabora fin dalla sua fondazione, entrando in contatto con il variegato mondo artistico internazionale che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, confluisce a Venezia per l’appuntamento che prenderà nome dalla cadenza della mostra: La Biennale.
Con gli artisti suoi contemporanei instaura fervide collaborazioni e fruttuosi scambi realizzando in sala di posa e in calli e campielli di Venezia, Chioggia e Pellestrina, studi su modelli e popolani in varie fogge, che verranno utilizzati dai pittori nei loro quadri.

Ma queste riprese ‘di genere’, via via si dilatano in una vera e propria serie di piccole campagne di documentazione sulla condizione della popolazione nei quartieri poveri; il realismo delle immagini, spesso ‘rubate’, rappresenta un elemento davvero innovativo per il panorama della fotografia italiana di quegli anni, collocando queste immagini ai confini del moderno reportage, oltre a restituirci un eccezionale documento della condizione sociale nella città lagunare e nelle isole.
Il materiale fotografico originale prodotto da un autore con un così ampio spettro di interessi e arricchito da quello proveniente anche dal suo esercizio di commerciante di vedute veneziane (comprendente molte immagini dovute a fotografi suoi contemporanei), traccia un quadro straordinario, per qualità e originalità, di scritture sul territorio veneziano e testimonia della rapida trasformazione che conduce la fotografia a diventare strumento di comunicazione.
Dal vasto campionario di immagini (circa ottomila negativi - lastre in vetro- e più di diecimila stampe originali), donate dalla figlia di Tomaso Filippi all’IRE, i curatori Daniele Resini e Myriam Zerbi, insieme al comitato scientifico formato, oltre che dai curatori, dal direttore del Museo Nazionale di Villa Pisani Giuseppe Rallo e da Agata Brusegan, conservatrice dell’IRE, propongono una selezione di oltre centoquaranta foto, alcune delle quali mai esposte, e fra queste alcuni originali di grande impatto: sono i «notturni» su carta colorata e le immagini virate e con interventi pittorici, che conducono i passi del visitatore in «stanze» diverse attraverso cinque sezioni:
I) il ‘Paesaggio ottocentesco’ che rivive immoto e ‘pittorico’ attraverso le albumine, originali colorate a mano;
II) lo stesso paesaggio che si anima di figure;
III) l’osmosi tra i pittori e i fotografi;
IV) l’attività innovativa di Filippi che si pone ai confini del reportage;
V) una carrellata sui servizi da lui realizzati su commissione nel primo Novecento.
Il percorso espositivo, è scandito, oltre che dalle immagini a stampa, da due proiezioni che offrono una selezione più ampia di quanto esposto in mostra.

Una scelta di immagini stereoscopiche permetterà inoltre di realizzare, per la prima volta, un’originale installazione: in un ambiente dedicato verranno proiettate le stereoscopie di Tomaso Filippi realizzate su Venezia tra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento, che permetteranno uno sguardo inedito, finora mai sperimentato, in 3D sulla città com’era all’epoca. Il visitatore, dotato di mezzi di visione appropriati (occhialini 3D), si ritroverà a muoversi letteralmente «dentro» la Venezia del tempo.

A completamento del percorso, l’esposizione di alcuni degli strumenti utilizzati dal fotografo (un campionario di macchine fotografiche e attrezzature) darà modo al visitatore di scoprire gli originali attrezzi del mestiere con i quali Tomaso Filippi ha realizzato un corpus di immagini fotografiche prezioso e unico, che ha nella storia della fotografia italiana un posto di spicco.

Al catalogo della mostra, una coedizione Palombi e Munus, è allegato un DVD contenente l’intero archivio digitale dei negativi e un’ampia selezione dei positivi del Fondo Tomaso Filippi, messo a disposizione dall’IRE: un patrimonio iconografico davvero straordinario che permette una visione ad ampio raggio sull’opera di uno dei protagonisti della transizione della fotografia verso la modernità.

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